ROMANZA DI ZURIGO
di FRANCESCA MAZZUCATO, edito da Historica Edizioni
Zurigo vista con gli
occhi eretici di una scrittrice che, quasi per caso, decide con un
amico,di andare a rendere omaggio alla tomba di James Joyce accompagnata
da fantasmi e da consuete ossessioni che spera di potersi scrollare
dalle dita cariche di quella predestinazione- dannazione che è, appunto,
la scrittura. Lei lo sa, e per cercare un parziale sollievo viaggia,
viaggia continuamente, senza sosta, senza pace, senza respiro e si
innamora di una città inusuale, considerata austera, associata a colori
grigi, a giornate calme, al fiume e al lago.Qui parte il cuore del
cahier, Zurigo, viva e carnale, Zurigo narrata per brevi, fulminanti
mosaici, nei quali la città si fa scenografia, causa, pretesto,
protagonista, occhio spione, fondale di cartone e beffarda spettatrice,
Zurigo conturbante, liquida e ordinata, che testimonia e partecipa ad
umanissime vicende, amori disperati, nostalgie che emergono come un
rigurgito da ricacciare indietro, Zurigo che allarga le braccia a
personaggi impensabili, quelli che popolano il mondo parallelo in cui
la protagonista- narratrice ambienta la vicenda, passando, con un
montaggio ora calibrato, ora volutamente slabbrato, da un piano
all’altro riuscendo spesso a stupire il lettore. Zurigo, infine, dove
avviene l'incontro con Andrea, l'uomo “senza scampo”che sbriciola i
“fantasmi di ieri”, che lei sogna di “sposare d'inverno”. Zurigo, dove
la scrittrice passa da momenti di intimità potente, vissuta in penombra,
quando permette al piacere di affondare nella sua carne come mai le era
capitato, a malinconie e stupori: Così, della città, conosce oltre alla
bellezza austera e mozzafiato, anche l'implacabilità che non fa sconti.
C’è, in queste pagine che avvicinano chi legge alla città elvetica
con uno stile impastato di prosa poetica, precisione narrativa,
interpolazioni e dramma psicologico, l’ombra di un amore non ricambiato,
prima, e di un amore reale, di dolorosa urgenza, dopo, c'è la necessità
del corpo di lasciare che il luogo si scriva da solo sui suoi anfratti
più segreti, ci sono aneddoti e sorprese, insieme ai numi tutelari che
non abbandonano mai la protagonista nel suo inquieto vagabondare:
Joyce, appunto, Annemarie Schwarzembrach, Canetti, Chagall,, Giacometti.
C'è il grande architetto Santiago Calatrava, , il pittore Valentin
Lustig, c'è l'hotel-quasi casa, c'è il quartiere 4, dove Zurigo si
trasforma in una “Svizzera meno Svizzera”. E la Limmat, la grande e
maestosa stazione- rifugio, il Cabaret Voltaire, i cigni, le vetrate
invase dal sole, un caleidoscopio di luoghi feticcio presenti fra le
pagine, gli spazi, le righe. Un taccuino che potrebbe somigliare a
un’antica lettera d’amore, un carnet di viaggio interiore, un lungo
percorso di passioni, occasioni perdute, dolori narrati, sussurrati,
dipinti, urlati. Zurigo prende vita, insieme a tutta la bellezza delle
lacrime quando sono per troppo amore, insieme alla sensualità delle
perle, alle carezze necessarie, alle notti che fermano il tempo, alla
fragilità, al sorriso obliquo di un uomo che resta in bilico fino alla
fine , e a tutte le altre segretissime piccole e grandi cose che solo
ad una città amata si possono svelare.